La maggior parte delle manifestazioni fonda la propria origine in tempi lontani, eredità concreta di una vita semplice, ma ricca d’umanità e spirito aggregativo, che i villarfocchiardesi intendono sempre più far conoscere, amare e rispettare.
Il primo sabato di Quaresima si può assistere al Falò di Carnevale, tradizione ripresa dalla vita contadina di un tempo, che vedeva la popolazione riunita intorno ad un grosso cumulo di sterpi derivante da potature e pulizie dei campi, alla sommità del quale, era posta una “veja” agghindata di tutto punto, destinata ad ardere più o meno lentamente. Ciò, per lasciare alle spalle l’inverno e propiziare semina e raccolto dell’anno, interpretando segni derivanti dal modo in cui il falò ardeva.
Il Venerdì Santo la Rievocazione storica della Passione di Cristo.
Risale al lontano 1700 la memoria dell’esistenza della tradizione religiosa di far rivivere gli ultimi momenti della vita di Gesù attraverso decine di figuranti vestiti dei costumi dell’epoca.
All’interno della Chiesa parrocchiale si susseguono le fasi salienti del processo nel Sinedrio e la condanna a morte del Cristo che, carico della croce, percorre poi, al lume di numerose fiaccole, le strade del paese. Lungo il percorso l’incontro con Simone di Cirene, la Veronica, le Pie donne e quello ancor più commovente con la Madonna, interpretata da una ragazza che si sposerà nell’anno, oltre alle tre cadute di un Cristo che, sempre più affaticato, procede verso il Calvario.
Quindi il ritorno in Chiesa dove, nella penombra, lampi e tuoni, preparano la visione del quadro maggiormente suggestivo: la deposizione dalla croce.
Nel mese di settembre, particolare rilievo assume l’ “Autunno villarfocchiardese”, con i festeggiamenti in onore dei Santi patroni Cosma e Damiano, con protagoniste un po’ tutte le associazioni.
Verso fine mese, in concomitanza con la festa dei patroni il 26 settembre, il Concerto di gala della Società Filarmonica, appuntamento musicale che va ad aggiungersi al Concerto di primavera e a quello d’estate tenuti in località diverse del territorio comunale.
Come si può leggere negli archivi storici, nel 1863 l’Amministrazione comunale richiedeva alla Superiore Autorità il permesso di effettuare due fiere annuali, da tenersi una il terzo giovedì d’aprile e l’altra il secondo lunedì d’ottobre. L’una utilizzata per commerciare essenzialmente sementi e animali ad inizio dell’attività agricola annuale è oggi rievocata da Villar Focchiardo in fiore, mentre la fiera autunnale, dedicata alla compravendita dei raccolti ed in particolar modo dei Marroni, con il passar del tempo si è spostata alla terza domenica d’ottobre e, via via crescendo d’importanza, occupa ora il terzo fine settimanad’ottobre, con la veste di Sagra Valsusina del Marrone e Mostra Mercato dei prodotti agricoli, ortofrutticoli, artigianali e commerciali valsusini.
Tra i preparativi che precedono l’apertura ufficiale della manifestazione, è da segnalare, il giovedì sera, un “rito” particolare: la pesatura di 50 Marroni presentati da ciascun produttore, per la partecipazione al Concorso peso.
Vengono richiamati produttori non solo da Villar Focchiardo, che in un clima d’amicizia, mista ad una sana competizione, ricercano, ogni anno, l’ambito primato, raggiungendo record variabili, secondo l’annata, da 1300 a 1600 grammi.
Gli stessi concorrenti, nell’esporre il loro prodotto al pubblico del fine settimana, possono cimentarsi in bellissime ed originali composizioni di fantasia, aventi quale tema o elemento realizzativo il Marrone, partecipando, così, anche al Concorso confezioni.
L’introduzione delle piante di castagno sul territorio, pare risalga al primo millennio; possono superare i cinque secoli di vita e le più vecchie ceppaie si trovano proprio nella zona tra Villar Focchiardo e San Giorio, dove, verso la fine dell’anno 1200, l’Ordine dei Templari possedeva il castagneto forse più grande della Valle di Susa.
Esistono circa 300 varietà di castagne, ma il titolo di Marroni spetta solamente alla qualità selezionata con particolari qualità organolettiche, guardati con particolare riguardo dalle pasticcerie cittadine per la produzione dei prelibati marron glacé ed esportati all’estero, fino alla lontana Australia.
In corso di definizione da parte del Ministero dell’Agricoltura, l’attribuzione dell’IGP (Indicazione Geografica Protetta) alla zona della Valle di Susa sito di produzione.
l Marroni sono divenuti il simbolo del paese e con loro sono nati nel 1979 Pero e Gepa, ovvero lo “Desbattor”, uomo che con una lunga pertica fa’ cadere i ricci dalle piante di castagno, e la “Rapoloira”, donna che si occupa della raccolta dei “frutti” a terra. Due figure che rappresentano il Marrone e Villar Focchiardo non solo alla Sagra locale, ma anche in altri paesi ove venga richiesta la loro presenza, accompagnati dal gruppo costumistico che li affianca, dai “brusatairo” uomini addetti alla preparazione della brusatà ovvero delle caldarroste, il tutto allietato dalle note dei “Barbis du Vilè”.
Emozionante e fantastica l’atmosfera che si può trovare lungo le vie durante le feste natalizie dall’8 dicembre al 5 gennaio. Molti angoli del paese diventano vivi grazie alle oltre 200 sagome in legno a grandezza naturale, dipinte a mano, raffiguranti antichi mestieri, scene di vita quotidiana e contadina del passato, oltre a scene d’attualità, che animano il Presepio villarfocchiardese.
Nato dalla maestria dei coniugi Bottinelli, con la collaborazione degli abitanti della borgata Castagneretto, si è poi esteso in tutto il paese.
Proprio al centro della borgata d’origine, alla sommità di Villar Focchiardo, si trova, all’interno della stalla di un vecchio caseggiato, la natività. Affacciandosi alla finestra si avrà la sorpresa di una visione davvero magica. Si consiglia la visita sia durante il giorno, sia dopo il tramonto, per apprezzare gli effetti di luce intorno alle varie figure.
Per maggiori informazioni visitate la pagina dedicata al presepio di Natale.